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Fare soldi come cavia umana: quanto si guadagna e dove si fa?

Fare soldi come cavia umana: quanto si guadagna e dove si fa?

Le fasi della sperimentazione dei farmaci. Prima di essere commercializzato, un farmaco deve superare un processo di sperimentazione che si compone della fase: pre-clinica, in-silico (tramite modelli teorici), in-vitro (su colture cellulari) e in-vivo (su animali); clinica, con valutazione della tolleranza del farmaco sull’organismo umano e della sicurezza del principio attivo e conseguente studio di efficacia terapeutica svolto prima su un unico centro di sperimentazione e poi su più laboratori (c.d. “studio multicentrico”); registrazione del nuovo farmaco presso l’EMA (“European Medicines Agency”) e pubblicazione degli studi e loro deposito presso l’AIFA (“Agenzia Italiana del Farmaco”). La fase clinica della sperimentazione dei farmaci – che chiude i test preliminari alla loro commercializzazione – viene effettuata su cavie umane, le quali sono coinvolte anche nello studio osservazionale condotto dopo la vendita al pubblico del farmaco.

Offrirsi come cavia umana: i vantaggi

Chi si candida come cavia farmaceutica ottiene due vantaggi: guadagna dei soldi e aiuta il progresso della ricerca scientifica. Quest’ultimo risultato non è facilmente quantificabile, mentre il guadagno economico lo si desume da alcune dichiarazioni rilasciate da cavie umane alle principali testate giornalistiche nazionali (una su tutte “La Stampa”, che ha pubblicato un reportage sulla sperimentazione farmacologica circa un anno fa).

Fare soldi facendo la cavia umana

I volontari coinvolti nella fase 1 della sperimentazione clinica possono guadagnare da 800 euro per un ricovero di 3 giorni fino a 1.200 euro per una degenza di una settimana. Le cavie umane a pagamento non ricevono una retribuzione vera e propria ma un compenso a titolo di rimborso che è proporzionale alla durata dei test e ai rischi che gli stessi comportano. Considerati questi fattori, il rimborso economico può arrivare anche a 3.000 euro, ma è obbligatorio ponderarlo con i rischi incorsi.

Fare le cavie umane a pagamento quali rischi comporta?

Testare i farmaci su di sé può far guadagnare bene soprattutto nella fase 1 della sperimentazione, mentre il profitto diminuisce per le cavie umane a pagamento coinvolte negli step successivi. Lo studio osservazionale conseguente alla commercializzazione delle nuove molecole non impiega una cavia farmaceutica e non è remunerato, perché viene svolto su pazienti che si prestano a compilare dei questionari sugli effetti prodotti da farmaci assunti regolarmente.

I rischi che corre chi si presta a testare i farmaci su di sé possono andare dal mal di testa, nausea o acuta debolezza a gravi effetti collaterali. La maggior parte dei test riguarda però farmaci che sono già commercializzati e per i quali si sperimentano nuovi impieghi terapeutici, cosa che non ne rende l’assunzione totalmente priva di conseguenze ma nemmeno particolarmente pericolosa.

Come fare la cavia umana?

In Italia, fare la cavia umana è illegale, ma questo divieto non sussiste in altri Paesi europei come, per esempio, nella vicina Svizzera. I candidati più ricercati hanno un’età compresa tra i 19 e i 34 anni, devono godere di buona salute e non possono sottoporsi a più di due sperimentazioni all’anno.

Le principali cliniche svizzere dove candidarsi come cavia umana sono:

  • “Projectpharma” (Savosa, Lugano);
  • “Insitute for Pharmacokinetic and Analytical Studies” (Lingornetto, Mendrisio);
  • “Cross Research” (Arzo).

Per non rischiare più del dovuto, è altamente consigliato rivolgersi a questi istituti e non dar fiducia ad appelli o bandi di enti poco noti. Nei siti delle cliniche sopraelencate vi sono dei bandi di ricerca che riportano i requisiti dei candidati cercati e tutte le istruzioni su come fare la cavia umana. La sperimentazione – che necessita della valutazione preliminare di un questionario compilato dal candidato e della sottoscrizione da parte dello stesso del consenso alla procedura – inizia con degli esami in laboratorio e richiede un ricovero di minimo 3 giorni.

Interessante da vedere anche questo servizio delle Iene che approfondisce il tema:

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